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L’arte di offendere

  • mauromontanari9
  • 23. Mai 2024
  • 3 Min. Lesezeit

La fenomenologia del cretino


La nostra è un’epoca buzzurra e chiassosa, diciamolo pure. Complici anche i social, il cretinismo emerge in massa, consapevole di sé, perché è il suo momento storico. L’ “Uno vale uno” ha tolto dalla dimenticanza una marea di cretini che, giustamente e perfino con un certo orgoglio, oggi vogliono la loro rivincita sociale, dopo secoli in cui sono stati trattati, appunto, da cretini.

Ma qual è esattamente la fenomenologia del cretino? Da dove lo riconosciamo, dentro e fuori dal Web? Non è difficile anche a occhio. Per esempio, se uno palesemente non capisce un testo scritto ma vuole commentarlo lo stesso, quello è già un indizio. Oppure, se si inoltra in una discussione su un argomento che palesemente non conosce e pretende di avere ragione, anche quello è un indizio. Perché oggi anche un cretino vuole avere una sua opinione (sulla quale ritorno dopo) e vuole diffonderla. In altre parole, un cretino è convinto di non esserlo nonostante evidenti prove del contrario, quindi mai dargli del cretino, altrimenti si offende.

Voglio dire (e quello sarebbe già il secondo indizio) che un cretino non dubita mai di se stesso. In uno scontro tra lui e la verità, è la verità ad avere torto. Protetto com’è dalla massa dei suoi simili che lo sostengono, il cretino mostra un’invidiabile sicurezza nelle sue capacità e nel suo genio. Il dubbio amletico non lo sfiora neanche. È attivo, sempre pieno di idee e mai depresso. Ed è così convinto di sé che quasi dispiace disturbarlo mentre lavora. Il problema è proprio che lavora a un ritmo forsennato. Ti è accanto e parla, ti riempie le orecchie dei suoi slogan, perché per un cretino la realtà è semplice, e quindi te la spiega fino a quando, bontà tua, non la vorrai capire.

Per di più, e questo sarebbe già il terzo indizio, un cretino si esprime a slogan, che sono quelli dell’ideologia alla moda al momento: il politically correct oggi, il comunismo ieri, il nazionalismo ieri l’altro. Uscire dallo slogan per lui sarebbe arduo, perché lo slogan è il segnale di riconoscimento tra cretini. Lo slogan ripetuto migliaia di volte dal coro dei cretini è esattamente la sua opinione. Anche quando un cretino si lancia un discorso più complesso, si tratta sempre della sommatoria degli slogan di prima, i quali, per il fatto di essere stati messi insieme uno dietro l’altro, si presentano ai suoi occhi, appunto, come un suo articolato e personale convincimento.

Inoltre, e siamo al quarto indizio, un cretino spesso vuole mostrare una sua cultura alta. Qui trattiamo del cretino istruito, tra i più pericolosi. Quel tipo di cretino lo riconosci perché cerca in genere parole elevate per dire cose semplici, perché le parole semplici non gli sembrano degne di lui. Per esempio, non dice “mangiare qualcosa”, dice “cibarsi”. Non dice “guidare la macchina”, dice “condurre il veicolo”. Non dice “pensare”, dice “riflettere”. Diciamo, in generale, che quando qualcuno, parlandoci insieme, ti sembra un cretino, probabilmente lo è davvero.

Infine, e siamo al quinto indizio, un cretino, quando si sente a corto di argomenti, insulta. E qui viene la parte difficile, perché il rischio di essere insultato da un cretino c’è sempre per chiunque. In un celebre motto, lo scrittore Oscar Wilde diceva: mai discutere con un cretino, perché per prima cosa ti porta al suo livello, poi ti batte con l’esperienza. Vero, verissimo! Anzi, sbagliato! Perché non sempre sai prima con chi hai a che fare. Al contrario: se intavoli una discussione con qualcuno, è perché ne hai un certo rispetto. Quindi, quando lui ti porta al suo livello e ti insulta, è già tardi. Puoi motivare e ragionare fin che vuoi, ma l’insulto, a quel punto, ti ha ucciso. L’insulto è il tuo scalpo che il cretino mostra agli altri cretini come lui per significare la sua vittoria. Ti ha portato al suo livello e ti ha battuto con l’esperienza, tutto qui!

Naturalmente tu puoi consolarti al pensiero che la tua argomentazione era di gran lunga superiore alla sua e ritirarti dalla discussione con dignità, raccontando a te stesso che non vuoi abbassarti al suo livello. Ma il tuo scalpo sulla punta della sua lancia e le sghignazzate dal coro dei cretini alle tue spalle ti dimostrano che hai torto. Puoi ovviamente insultarlo anche tu, ma sei al suo livello e combatti con le sue armi. Il campo di battaglia lo conosce meglio lui e, alla fine, le cose probabilmente finiranno male. Come uscirne allora? Difficile, ma non impossibile. Ma mi accorgo che l’articolo è già troppo lungo per il livello di concentrazione medio, quindi mi propongo di rispondere la prossima volta.




 
 
 

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